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— Ah, maledetta tu sii.... ah, che il boia t’impicchi.... ah, che hai fatto?...
Nel cortiletto fu tutto un subbuglio; le colombe volarono sul tetto, i gatti s’arrampicarono sui muri; solo la donna taceva per non far accorrere gente, ma si curvò per sfuggire ai colpi e si difese col fuso, balzando, indietreggiando, e quando fu dentro la cucina si volse verso l’angolo dietro la porta, afferrò con tutte e due le mani un palo di ferro e si drizzò, ferma contro la parete, terribile come una Nemesi con la clava.
E fu lei allora a far indietreggiare l’uomo, dicendogli sottovoce, minacciosa:
— Vattene, assassino! Vattene....
Egli indietreggiava.
— Vattene! Che vuoi da me, tu? Vengo io, a cercarvi, forse? Venite voi tutti, da me, quando la fame o i vizii vi spingono. È venuto don Zame, son venute le sue figlie, è venuto suo nipote. Sei venuto anche tu, assassino! E quando avete bisogno siete buoni, e poi diventate feroci come il lupo affamato. Vattene....
Efix era sulla porta: ella lo incalzava.
— Anzi ti devo dire che non voglio più pazientare, giacchè mi trattate così. O alla scadenza, in settembre, mi pagate, o protesto la cambiale. E se la firma è falsa, metto il ragazzo in prigione. Va!
Egli se ne andò. Ma non tornò a casa; an-