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Noemi sorrise, ma un sorriso che le torse la bocca e l’occhio verso l’orecchio sinistro.

— Efix, — disse con voce aspra, — noi parliamo di Giacinto. Tu, quando si trattava di farlo venire, dicesti: «Se si comporta male penso io a mandarlo via». Hai sì o no detto questo?

— Lo dissi.

— E allora tieni la promessa. Giacinto è la nostra rovina.

Efix abbassò un momento la testa: arrossiva e aveva vergogna di arrossire, ma subito si fece coraggio e domandò:

— Posso dire una parola? Se è mal detta è come non detta.

— Parla pure.

— Il ragazzo a me non sembra cattivo. È stato finora mal guidato: ha perduto i genitori nel peggior tempo per lui, ed è rimasto come un bambino solo nella strada e s’è perduto. Bisogna ricondurlo nella buona via. Adesso, qui, in paese, non sa che fare; ha la febbre, s’annoia, va perciò a giocare e a far all’amore. Ma ha idee buone; è beneducato. Vi ha mancato mai di rispetto?...

— Questo no.... — proruppe donna Ester, e anche donna Ruth fece cenno di no. Ma Noemi disse con voce amara, stringendo lentamente i pugni e stendendoli verso Efix:

— Dacchè è venuto non ha fatto altro che mancarci di rispetto. Già, è venuto senza dir