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modo di rimediarvi, ma non vedeva come, non sapeva perchè, e ancora una volta sentiva tutto il peso delle disgrazie dei suoi padroni gravare su lui.

— Sta quieto, — disse infine, — tornerò io domani al paese e rimedierò tutto.

Allora Giacinto riprese animo.

— Tu devi dire alle zie che non son stato io a consigliarti di incaricare zio Pietro della consegna del cestino. Esse credono così. Esse credono, e zia Noemi specialmente, che io cerchi l’amicizia di zio Pietro per far dispetto a loro. Io sono amico di tutti; perchè non dovrei esserlo di zio Pietro? Ma le zie sanno che egli vuole comprare il poderetto. Che colpa ne ho io? Sono io che voglio venderlo, forse?

— Nessuno vuol venderlo. Perchè parlare di queste cose? Ma tu, anima mia, tu.... tu l’altra sera dicevi questo, dicevi quest’altro; promettevi mari e monti, per far felici tue zie; e ieri sera, invece, sei andato a giocare....

— Giocando tante volte si guadagna. Io voglio guadagnare, appunto per loro: no, non voglio più essere a carico loro. Voglio morire.... Vedi, — aggiunse sottovoce: — adesso, dopo la scena di oggi, mi pare di essere ancora nella casa del capitano.... Dio mi aiuti, Efix!

Efix ascoltava con terrore: sentiva d’essere di nuovo davanti al destino tragico della