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L’odore della cipolla si mischiava al profumo delle erbe intorno, della vite e della salsapariglia; le volpi ripassarono. Efix cenò ma il pane gli parve amaro. E due o tre volte tentò di dire qualche cosa; ma non poteva, non poteva; gli sembrava un sogno. Finalmente scosse Giacinto, tentò di sollevarlo, gli disse con dolcezza:
— Su, vieni dentro! La febbre è in giro....
Ma il corpo del giovine sembrava di bronzo, steso grave aderente alla terra dalla quale pareva non volesse più staccarsi.
Efix rientrò nella capanna, ma tardò a chiudere gli occhi, e anche nel sonno aveva l’idea tormentosa di dover commentare il racconto di Giacinto, non sapeva però come, se in bene o in male.
— Devo dirgli: ebbene, coraggio, ti emenderai! Dopo tutto eri un ragazzo, un orfano....
Ma sognò Noemi che lo guardava coi suoi occhi cattivi e gli diceva sottovoce, a denti stretti:
— Lo vedi? Lo vedi che razza di uomo è? Si svegliò con un peso sul cuore; benchè fosse notte ancora si alzò, ma Giacinto se n’era già andato.
Per molti giorni non si lasciò più vedere, tanto che Efix cominciò a inquietarsi, anche perchè gli ortaggi e i pomi si ammucchia-