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pure consultivi) di una o più Regione, e del possibile rifiuto collettivo delle imposte. Conviene riflettere che non solo resterebbero intangibili, nella parte fondamentale, le antiche divisioni di Stati, ma si dividerebbe quello che costò tanto ad unirsi, come la Sardegna ed il Genovesato dal Piemonte; e si dovrebbe riunire il Parmigiano ed il Modenese alle Romagne, le Marche all’Umbria, e così altri amalgami, contro ogni coefficente ragione, e con ripugnanza delle rispettive popolazioni; singolare avvicendamento di più singolare e nocevole idea. Conviene considerare che l’interpretazione erronea, violenta, o anche solo varia a seconda delle diverse tendenze, di una disposizione governativa, l’esitanza nell’esecuzione per parte anche di un solo uomo rivestito di così ampie facoltà come sarebbero i reggitori delle Regioni, può togliere dalle redini governative e dall’unisona influenza del potere centrale milioni d’uomini, con pericolo supremo, e tanto più se colui che fuorviasse avesse a reggere cinque o sei milioni di cittadini come avverrebbe nella bassa Italia. Conviene ritenere che le grandi opere per istrade, canali, fiumi, irrigazioni, prosciugamenti, colonizzazioni, dissodamenti, ed altre, interessano la prosperità di tutta la nazione, e non solo quella di una data Regione, la quale resterebbe in arbitrio di farle, o non farle, per non soggiacere a spese enormi contro ogni rane di giustizia distributiva. Conviene in fine convincersi che non sarebbe che uno espediente di Governo per girare, come suol dirsi, le difficoltà, ma non dettato da una sana ragione di Stato che affronta imperturbata e serena ogni ostacolo per raggiungere un grande scopo.