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marle. Principii che non debbono soltanto trarre origine dalle verità filosofiche universali, e dalla coscienza ontologica del progresso umano, ma debbono altresì venire temprati, nell’ultima loro formula di attuazione, dalla condizione dei tempi, dei luoghi, e delle persone.
Stabilite le massime generali resta poscia più facile il còmpito di codificazione, avendosi la pietra di paragone a cui riferire ogni parziale ordinamento.
Egli è con questo intendimento che mi permisi esporre alcune idee generali sul riordinamento amministrativo del Regno, dalle quali senza entrare in troppe quistioni di dettaglio, parmi, se non cado in errore, se ne possano dedurre le seguenti conclusioni.
1. Che per fare l’Italia una, grande, potente e ricca conviene che l’azione governativa sia accentrata, forte e risoluta sotto il solo controllo del Parlamento e della libera stampa.
2. Che per conseguenza l’organizzazione amministrativa dev’essere semplice, economica, con poche ruote che ne adempiano facili e pronte le funzioni, affinchè l’impulso governativo percorra ed avvivi colla celerità del lampo tutte le membra dello Stato, ricevendone con pari energia e rapidità le concentriche influenze.
3. Che nel determinarsi tale organamento in modo definitivo è a desiderarsi si desista dal fatale pensiero di creare Regioni corrispondenti alle circoscrizioni degli antichi Stati d’Italia. Sul resto sarei concilievole, ma su questo mi ripugna ad esserlo perchè vi è interessato l’avvenire dell’Italia e della Dinastia che ne è la gloria. Oltre ai pericoli discorsi, conviene aggiungere quello dei possibili pronunciamenti dei Consigli (fossero