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plesso della condizione dell’agricoltura, della condizione e delle aspirazioni degli agricoltori.
Il Commercio e l’industria dei grandi centri, sia per effetto dell’intelligenza e dell’istruzione; sia per l’abitudine, connaturale in quelle classi, d’iniziativa, di associazione e di persistenza ostinata; sia per la facilità di porsi d’accordo; sia in fine per le loro cospicue relazioni, esercitano, quando occorre, potente ed efficace pressione in loro favore sui poteri dello Stato. Di grazia mi saprebbe taluno dire quale influenza effettiva e diretta vi esercitano in generale gli agricoltori disseminati sopra tutta la superficie del Regno? Nello scrivere queste considerazioni generali mi pongo innanzi al pensiero tutta intera l’Italia, e non soltanto alcuni paesi più fortunati per coltura, per istituzioni, per progresso civile ed economico. Mi pongo innanzi più specialmente la condizione peculiare di milioni d’uomini dediti all’agricoltura, alla piccola industria, al piccolo commercio ed a mille altre inavvertite occupazioni che formano, se così è permesso esprimersi, gli strati inferiori della società, vero semenzaio di elementi preziosi di ordine e di vita perenne. Elementi che pochi uomini di Stato tengono in pregio come il dovrebbero, e che raramente arrivano a conoscere, avvegnachè si tengano troppo sovente in una cerchia limitata d’intime relazioni, cerchia artificiale che rende loro le vedute meno ample, e meno complete.
Chi sia stato cortese di seguirmi in queste mie considerazioni, se ama inferire dalle mie parole il più retto loro senso, si compiaccia por mente a quante varietà di costumi, d’indole, di educazione, s’incontrino dalle Marche, dalle Umbrie, dalla Sabina, dalla Comarca scendendo in-