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quali tutto questo si ottiene ad onta di un vasto sistema di scentralizzazione, e l’azione governativa si rende cooperativa soltanto in pochi casi eccezionali. Da noi ciò non è attendibile per ora in niun modo, e qualora il governo avesse addossata la somma degli affari economico-amministrativi alle Regioni, dato che venisse sanzionato il malaugurato divisamento, per egoismo o per impotenza appena è se si proseguisse nella vita monotona del passato. Per citare un esempio: potrebbe la Regione della Sardegna sopperire alle spese d’immense opere pubbliche e semi-pubbliche che verrebbero ad essa deferite come ad ogni altra Regione del Regno? E chi vorrà dire che queste grandi opere non interessano che date speciali Regioni anzichè aver tratto alla ricchezza ed alla potenza di tutta la nazione?
Senza illuderci il nostro popolo ama ripetere il vigore, l’energia e l’iniziativa da chi governa, e solo il tempo e l’educazione potranno cangiarne l’indole.
Per tal modo si attendono opere gigantesche che facciano l’ammirazione dello straniero e la ricchezza nostra porgendo nuovi elementi e nuove forze per produrre e produrre molto affine di poter pagare e pagar molto, come ben disse il conte di Cavour, per compiere l’opera grandiosa dell’indipendenza e dell’unificazione d’Italia. Abbiamo fra le tante grandi cose che sono da farsi, paludi da prosciugare o bonificare, e fra queste le Valli di Comacchio; il bacino fra il Panaro, la Secchia ed il Po; le Maremme toscane; gli Stagni del Lucchese; le immense Valli, dirò anche, che per 25 o 30 miglia fanno desolante corona alle foci del Garigliano e del Volturno nella bella regione della Campania fe-