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concetti del governo, non che a nobilitare ed a temprare a grandi cose l’individuo che si reputa, si fa, e si trova gigante in mezzo a gigantesche imprese.

A rendere chiare le mie idee citerò l’esempio — lasciandone altri insigni più o meno antichi — dei regni di Enrico IV e di Luigi XIV in Francia, del Governo di Cromwell e di Guglielmo d’Orange in Inghilterra, del De Witt in Olanda, e quello di Napoleone I in mezza Europa.

Fatta ragione dei tempi, delle idee, delle dottrine e delle istituzioni, Sully e Colbert in mezzo ad imponenti sconvolgimenti politici fecero fiorire in Francia, con opere ed azioni stupende, l’agricoltura e l’industria. Cromwell, tra le forche caudine di una rivoluzione politico-religiosa delle più imponenti, portò all’apice della potenza la marina ed il commercio inglese in virtù specialmente, o malgrado secondo la mente di alcuni, dell’atto di navigazione. Napoleone I lasciò dovunque, in mezzo all’Europa in fiamme, gigantesche traccie del suo genio organizzatore in opere d’arte portentose, ed in istituzioni civili imperiture.

Le classi colte preferiscono anche al benessere la libertà; le masse invece preferiscono in generale alla libertà il benessere.

Senza lunga e severa educazione nazionale raramente un popolo intero giunge ad apprezzare innanzi tutto la libertà, ed a sapere temprare il libero arbitrio colla responsabilità individuale, la libertà coll’ordine, i diritti coi doveri. In guisa chè il primo sentimento che si ridesta con insolita vivacità nelle popolazioni che furono di lunga mano oppresse, e precisamente nelle classi meno agiate e lavoratrici, allorquando la fortuna