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solvere i più grandi problemi dell’interno suo reggimento.
La libertà dei Comuni, e per naturale conseguenza delle Provincie, è certamente il più grande elemento di vigorosa vita che si possa alla Nazione concedere. Questa libertà amministrativa si può essa accordare, nell’epoca attuale, piena ed intiera, esautorando il Governo d’ogni ingerenza che non abbia tratto alla politica, alla armata, alle leggi, ed alle finanze della Nazione? Evvi ragione di dubitarne. Meno poche eccezioni, i Comuni italiani, o, per meglio dire, le masse delle popolazioni italiane, non sono in condizioni morali da reggersi liberamente ed armonicamente da se stesse; hanno mestieri tuttavia per qualche tempo, e fino a che sia fortemente costituita la nostra nazionalità, dell’impulso, dell’iniziativa, dell’ingerenza e dell’azione potente ed efficace del Governo. Questo il desiderio, questi i voti, queste le esigenze di milioni e milioni d’Italiani. Le individualità colte, le intelligenze elette, a buon dritto diranno inconsulti questi desiderii, questi voti, queste esigenze. Ma conviene prendere gli uomini come sono e non come dovrebbero essere; e prendendoli quali sono, per agire in relazione su di essi, si giunge più presto ad atteggiarli ed a farli come devono essere. Osservate la Sicilia: se fosse stata una Colonia Anglo-Sassone, non appena svincolata dalle catene della madre patria si sarebbe costituita ed organizzata da sè stessa mirabilmente. Essa invece, sino dal primo istante, ha sempre invocato ed invoca l’annessione alla gloriosa monarchia italiana, non solo pel generoso, grande e legittimo proposito di concorrere all’unificazione d’Italia, ma perchè una mano