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Non può credersi che aumentando le ruote e l’addentellamento delle varie funzioni della macchina amministrativa, si giunga a renderne più semplice l’azione e meno penoso l’impulso e il lavoro della forza motrice; tanto più trattandosi di uffici intermedi senza azione propria, uffici che farebbero sempre capo in ultima analisi al potere centrale.
A me parrebbe più razionale e semplice che dopo il Comune, vi fosse la Provincia, tale quale esiste, tale quale si è formata naturalmente nel correre dei secoli, oppure con quelle modificazioni, o diverso riparto territoriale, come meglio fosse gradito alle popolazioni medesime; e dopo la Provincia lo Stato.
Se invece di Provincia si vuol usare l’appellativo di Circondario, ciò poco monta qualora tra esso e lo Stato non vi siano altre istituzioni intermedie che ne complichino le funzioni, e purchè dalla legge sia creato ente morale a guisa delle attuali Provincie. Ove poi il concetto del Circondario implicasse l’idea di dividere alcuna delle vecchie Provincie che si tenessero per troppo vaste od aventi grossi centri popolosi riluttanti all’antica coesione, parmi che, senza ricorrere ad una modificazione radicale di circoscrizione territoriale, si dovesse e potesse operare, in tali casi, come si opera quando una frazione popolosa di un Comune chiede spontanea di erigersi in Comune separato.
Parmi però che tutto questo porterebbe un invertimento di concetti ed una confusione d’idee nelle popolazioni abituate a dare un senso al nome di Provincia diverso da quello che colla nuova suddivisione si verrebbe a stabilire. Come l’appellativo di Circondario, che si volesse sosti-