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verebbero sempre, per la vicinanza maggiore, economia di tempo, di trasporto, di pericolo. E a che servirebbe mai per lo Stato Pontificio la unione dei due mari? Alla sola comunicazione del commercio interno fra le provincie settentrionali e meridionali; al cambio dei respettivi prodotti di esse; non mai al commercio esterno, perchè la Toscana intieramente lo assorbirebbe. Le merci del nord e di levante condotte, per esempio, a Civitavecchia, rimarrebbero affatto inutili pel traffico all’estero, perchè il regno delle Due Sicilie le avrebbe direttamente dall’Adriatico per mezzo della sua comunicazione ferrata; e le nazioni di ponente, come già dicemmo le trarrebbero da Livorno. Suppongasi che l’Italia non potesse avere altra comunicazione che quella da Napoli a Barletta. Non forse Napoli diverrebbe sul Mediterraneo l’emporio del commercio di levante e ponente in Italia? Invece aprasi la comunicazione di Ancona a Civitavecchia; questa toglierà a Napoli quel beneficio, perchè le nazioni di ponente verranno a commerciare in Civitavecchia e non progrediranno a Napoli. Nella guisa stessa se Livorno potrá congiungersi coll’Adriatico, assorbirà il commercio che potrebbe fare Civitavecchia.

Nè si obietti, che se la comunicazione della Toscana coll’Adriatico fosse tale sicchè dovesse commerciare con Ancona, niun danno risulterebbe allo Stato, perchè commercierebbe con una città dello Stato. Rispondo essere questa una illusione, perchè il danno esisterebbe sempre e grave. Priva la Toscana di accesso nell’Adriatico, sarebbe costretta, co-