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queste nuove idee sono relazioni ad altre idee. Dunque un’idea è idea, cioè non è vano vocabolo, in quanto ch’è relazione viva ad altre, e queste alla volta loro ad altre e così a mano a mano. Dunque un’idea non genera nessun’altra idea dialetticamente, bensì le suppone tutte, e queste suppongono quella. Onde il ripensamento d’un’idea richiede quel tal cannocchiale dell’intuizione di cui hanno fatto i superficiali Giobertiani così malo uso, e che perciò il chiarissimo Spaventa ha cercato di fare in pezzi come inutile strumento. Per vaghezza di colorire alquanto il nostro concetto, entro un po’ nei particulari. L’Hegel passa dall’essere al non essere: e un passaggio bello per brevità è quello che delinea un luogo dove dice che l’essere per la vacuità di contenuto è nulla, e il nulla come pensiero della detta vacuità è essere 1. Or se l’essere fosse idea semplicissima e una e come viene riputata dall’universale, sarebbe come a dire A; ma, ciò posto, come si potrebbe per virtù dialettica passare alla idea del non essere, cioè a una idea non affatto identica, che in tale caso, non vi sarebbe, come nota Kuno Fischer, alcun passaggio, bensì a un’idea in parte diversa, come a dire all’idea C, se in A non fusse celata alcuna idea che sia anco in C? dall’idea A tu passerai all’idea C, allorchè A non t’appaja come semplice A, bensì come AB; e se C non t’appaja come semplice C, sebbene come BC. E, di fatto, Hegel fa il passaggio per la virtù di parecchi intermedi non ancora generati ma trovati. Così, l’essere è A; ma esso è «lo assoluto negativo» 1; or la negazione è una

  1. 1,0 1,1 Philosophische Propädeutik, p.150.