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se quello sia piuttosto da dire strano che peregrino. Nel componimento istà il pensiero virtuoso, chè allora esso non è veramente nè comune nè strano, quando è una determinazione di ciò che si comprendeva già nella vista dell’universale; quando è come il testo genuino del pensiero che si cela nella coscienza della natura umana, bene interpretato; e così tu puoi rendere ragione della industria che ciascun filosofo pone a fine di mostrare il proprio sistema come nuovo e insieme come rampollante dalla tradizione della religione e della scienza, cioè di manifestar sè medesimo come pensante generico e altresì individuo. Essendo adunque l’uomo realmente genere e individuo, per ciò v’è e vi dee essere nel filosofare molte viste varie e insieme vere, appunto perchè la individualità molteplice dei pensanti è anco una cosa vera. E le condizioni del suggetto quadrano ottimamente alle condizioni dell’obbietto, perciocchè l’universo è uno e polilaterale, e può da chi essere sguardato per un rispetto, da chi per un altro, e li sguardamenti possono ben istare d’accordo. Anzi io affermo che non solamente l’universo ma altresì un’idea medesima, permanendo una, da chi è veduta d’un modo, da chi d’un altro, appunto perciocchè secondo noi non v’ha pensiero puro; quell’etere sottilissimo, radissimo, trasparente; bensì ogni idea è sempre materiata d’una mobile immagine, la qual varia nei particulari, come varia la immaginativa dei suggetti, ed è ogni idea variamente appresa secondochè variamente la sua immagine nella memoria si sigilla. Conseguentemente noi affermiamo ch’egli non v’ha, è vero, più filosofie, per essere l’universo uno; nondimeno all’unica filosofia si