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bra, e se poi avvien che si schiari, ti si apre in altre innumerabili idee, le quali alla propria volta si mostrano essere similmente relazioni. Così come quando tu a nudo occhio guardi taluna nebulosa, tu vedi da prima un certo albore indistinto: ma poi, se la rifrughi con un cannocchiale, quella chiarescente nebuletta ti diventa drappelli di molte stelle lucide e bellissime, così per le idee. E veramente ogni idea non è quieta sustanza bensì virtuosa parvenza del puro Fare, ch’è essenziale moto; e al moto ch’è nell’internità delle idee essere dee suggetto il moto della mente umana, se ella non si vuole movere invano. Ponghiamo esempio che persona si facesse meraviglia o beffa del sistema della creazione; se lo fa non fanciullescamente e per giuoco, bensì da uomo di senno, bisogna che abbia più o meno consapevolezza delle assurdità di esso, e che le oppugni. E per oppugnarle è necessario ch’egli si valga d’alcune idee, per esempio quella del diventare, dicendo: il diventare è impossibile, o vero il mondo è un eterno diventare. E questo giudizio se non vuoi che sia campato in aria, è mestieri che tragga valore da un ragionamento, che, quando è affatto dispiegato, è già un sistema bello e buono. Così gli Eleati parlarono in questa forma: Il diventare non è pensabile, perchè contraddittorio, come quello che unisce in sè l’essere e il non essere; dunque il diventare non è; e limite, multiplicità, moto son vane apparenze che ci discendono da’ sensi. Soltanto è, quello ch’è pensabile 1;

  1. Tò γάρ αύτò νοείν εστίν τε καί είναι. Mullachius. Fragmenta Philosophorum Graecorum.