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vedere come fine è il fabbro dell’occhio, e precede per tempo l’occhio; noi ci siam messi dentro d’un circulo che’, come una stessa cosa in riferimento a una stess’altra è causa ed effetto, prima e dopo? Come uscire di codesto circulo? Mediante il pensiero. Il vedere che forma l’occhio, lampade del corpo, non è un vedere corporale, bensì un vedere ch’è pensiero, ed esce dalla mente: esso fabbrica l’occhio, come stromento suo, a fine d’apparire; e, come pensiero essendo perito e chiaroveggente, prestatuisce l’armonia tra l’occhio e la luce. Il circulo mentovato si ripresenta da per tutto: i piedi camminano, ma il camminare ha drizzato i piedi; la bocca parla, ma la stessa parola ha fatto la bocca; l’orecchio ode, ma lo stesso udire ha fatto l’orecchio e così via via: e codesto circulo si discioglie sempre allo stesso modo, mediante il pensiero. Or se possiamo noi communicare con codesto pensiero, possiamo communicare con l’assoluta Mente d’onde è uscito, cioè col puro Fare; per tanto il sistema è possibile.

Anzi, aggiungo, ogni uomo ha naturale inchinamento a scuoprirlo, perchè essendo esso la più leggiadra fattura dell’assoluto Fattore, esso è necessitato a fare alla simiglianza di lui; chè l’effetto quanto più s’impronta della bontà della causa d’ond’è uscito, tanto più da provvidenza di propria natura è ispinto a divenire causa come quella. Per tanto se Iddio fa il mondo, l’uomo sente innata vaghezza di rifarlo; è l’opera d’arte che vuol diventare artista. Quello che dicono i libri santi che Iddio creò l’uomo alla sua immagine, secondo la sua somiglianza, può anco significar questo medesimo, che Iddio creò l’uomo convenevole a rifar l’universo, però a quel modo che può ciò ch’è fatto rifare sè e l’altre cose.