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ganativa dell’universo ideale, all’immagine e similitudine dell’universo reale. E, come la pianta, l’animale, l’uomo sono parti organate dell’universo organico; le scienze, somigliatamente, sono come organi particolari della filosofia, la quale rappresenta e specchia l’organamento del tutto. Le molteplici scienze studiano un genere determinato d’apparenze, e in quelle indagano la causa e il fine proprio, cioè il pensiero che v’inabita dentro: dich’io pensiero, perchè il fine dovunque sia, dà la novella che c’è anco il pensiero, non essendo esso altro che lo effetto antipensato, o vero il pensiero dello effetto, disposato al volere che quello venga ad atto. La filosofia va più su: codeste cause e fini che sono l’internità e la essenza del Fatto, codesti pensieri dove l’altre scienze si riposano, a lei addiventano alla lor volta apparizioni del puro Fare, ch’è mente e volere assoluto. Di modo che se tu paragoni l’universo a un libro, di’ tu che il volgo di questo libro vede solamente la parte esteriore, cioè la carta, l’inchiostro, la figura e via via; gli scienziati leggono i pensieri che vi si contengono; il filosofo intravvede la mente medesima di colui che lo scrisse. Per tanto, paragonando più cose per ispargere un po’ di lume attorno all’idea che ci sta dinanzi, diciamo che il volgo vede il Fatto solamente come apparenza; lo scienziato intravvede in quello un Fare che alla volta sua è anco Fatto; il filosofo s’interna insino al puro Fare.

Il puro Fare è dunque il principio del sistema in generale, o vero della filosofia. Ogni filosofo poi a modo suo lo dilucida. E noi prima di procedere a parlare della filosofia in genere, facciamo un po’ di fermata per dire della maniera propria come noi intenderemo il detto prin-