Pagina:Dei cristalli quarzosi di Selvino.djvu/18


(18)

Questa osservazione, che sul luogo feci a tutto mio agio già parecchi anni sono, e che io potei rettificare nuovamente, parmi essere assai istruttiva per indagare l’origine di questo fossile, la quale per mio avviso debb’essere stata in tutti i casi la medesima.

La frattura de’ nostri cristalli è la concoide, che passa alla scagliosa grande, poi alla picciola, quale compete alla Silice. Essa riesce più o meno facilmente; ed i frantumi sono sempre acutangoli indeterminati.

Le facie del prisma compajono sovente rigate attraverso, e per lo più liscie sono quelle della piramide. I nostri cristalli sono di una durezza grande, non però tale da non essere attaccati dalla lima. Al tatto si fan sentire lisci e freddi.

Ne ho esposti indistintamente de’ piccoli e de’ grandi al fuoco della lampana; e gli ho veduti crepitare, ed appannarsi del pari e cangiar di colore. Da se soli non sono fusibili, ma perfettamente si fondono, ove loro si aggiunga il borace.

Io ho eseguita co’ mezzi suggeriti da