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68 epistola

Sovra qual altra or ha sua stanza in terra.
435Al pianger suo chi non ti piange, Elisa?
Soave, onesta amica, ottima madre,
Dunque fu vano quel brillar di speme,
Che ai lunghi strazj del rio morbo tolta,
E salva ti promise al casto amante?
440Alfin cedesti! Oh! di che amor, di quanto
Amor per te nel puro core egli arse!
Or che farà? Di quai dolci querele
Empie le valli, che Adige feconda,
Narrando il tuo dolor! Solo un conforto
445Sostienlo in vita, e della gioja il raggio
Talor gli pinge sulla fronte: il giorno
Mira da lunge dell’eterna pace,
In cui fia, che più bella ei ti rivegga,
E alla tua santa compagnia ritorni.
450Stiamo, o Delio, ad udirlo; e tu l’ascolta
Dal ciel, beato spirito. Oh! come tutti
Per te ne immerge inebbrïati i sensi
Entro al pensier della seconda vita,
Quando di tempra incorruttibil fatte,
455E in sottilissim’etere converse,
Non più dolor, non tardità, non lutto
Conosceran queste caduche membra;
Nè avrem di terre o d’oceán confine
A nostra libertade, o il cielo immenso