Sua più diletta laude, e apparir gode
Come limpido rio, che nulla ascendo,
Troppo forse talvolta umil serpeggia; 385E v’ha cui sembri, oltra il dover, profuso.
L’altro, colà, dove di pochi aggiunge
Lo intendere, e il sentir, troppo si piace.
Deh! perch’io pur con sì leggiadra immago,
Buon Pindemonte, ad abbellir non vaglio, 390Qual tu sapesti, l’amichevol biasmo?
Chè a lui medesmo reverenti e schiette
Ben si farian di rinnovarlo ardite
Pur le mie labbra; nè il vedrei lo sguardo,
Qual chi sdegnoso fastidisce, e spregia, 395Torcer da me, se al generoso petto
Così s’aprisse il mio parlar la via:
Sublime austero ingegno; a suo talento
Gracchi la turba: di sovran poeta
Debito serto avrai. Sol ti ricordi, 400Ch’uomo ad uomini parli; e foggiar gli altri
Su quel, che in tuo pensier tu ti creasti,
Più che umano modello, indarno speri.
E anco aggiugner vorrei: Perchè sì eccelso,
E amator sempre d’ogni eccelsa cosa, 405Delle umane speranze oltre alla tomba
Spinger il volo non curasti? Indarno
Mille di ciò colla feconda mente