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64 epistola

330Ugo, e Ippolito entrambi, a cui l’ascrea
Larva, che il secol delirante infesta,
Dell’intelletto non falsò la luce!
Mostro enorme, e diverso, ella dell’arte
S’erge tiranna, e con mirabil fraude
335Di natura, e del Vero occupa il seggio.
Mal dai sembianti, e dalle membra strane
Discerner puoi, se umana forma, od altra
Debbi, e quale, nomarla. In nuove fogge
Ripiegata, dagli òmeri le scende
340Di color mille screzïata stola,
Ove giammai non conosciuti in terra
Fiori, e fronde creò l’errante orpello.
Fitta gli sguardi inver le nubi, e il destro
Indice alzato, a lunghi passi, a salti,
345Ad incondite danze ha per costume
Lanciar ebbra le piante. In cotal guisa,
Costei per tutta Italia si gavazza
A travïar, se il possa, anco i migliori.
Oh giovinetti! dalla rea fuggite;
350Che non credibil di virtù maligna
La venefica vista influsso piove;
E i miseri che vana adesca, e tragge
Maraviglia, o diletto a riguardarla,
In ogni senso ottenebrati, e vinti
355Com’uom, che vegga per febbril letargo,