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58 epistola

Ai primi seggi della gloria surto,
175Alunno delle Muse; ardito e casto
Intelletto, e divin labbro; che a fronte
Locar ben puoi di quanti egregj fenno
Aurea nomar qual fu più bella etade:
E poca terra, ed obblïata il copre!
180Chi leverà più voce in tua difesa,
Se di lento stupor, di plumbeo senso
Ti accusi, e beffi lo stranier superbo?
E: oh male, esclami, oh mal per te di un tanto
Saggio vegliate notti! Ei, con quel suo,
185Di nullo esemplo imitator, nè mai
Imitabile altrui, sublime riso,
Piacer ti volle, e la viltà snudarti
Di lor, che soli nominar sai grandi;
Ma fur concenti ai sordi scogli, e all’onde.
     190Ed è pur vero? Io nol dirò; chè indarno
Scerner vorrei, se ad insensata fibra,
O alla gretta avarizia, o alla gelata
Sapïenza, o del par deggiasi a tutte
Origini sì fatte in te congiunte
195L’ingrato animo tuo. Ma tu fai bello
Qual meglio ad uom piaccia scagliarti oltraggio.
Noi pur, noi pure eco facciam: talvolta
Ciò, che a pietà si nega, ottien vergogna.
Oh rio dispetto! Ah! ben tu il senti, amico;