Dell’altrice di sogni antica etade;
Ma la perenne di cipressi, e cedri
Sui lagrimati avelli ombra olezzante, 125E la lieve fra i rami aura, che mille
Atomi invola di profusi unguenti,
E il concorde con lei mormorío dolce
Del purissimo fonte, in vario errore
Tra le fiorite margini vagante, 130Non ti si fan quasi invidïar, leggendo,
Quei dì, che poco nella mente, e tutto
Ragionava nel cor? quand’uom dicea:
Con quest’occhi vid’io gli occhi morenti
Del caro amico in ver l’aperto cielo 135Natar, cercando il sole; una scintilla
Io stesso adunque ne torrò, che possa
Laggiù, dove l’amato corpo dorme,
Parte recar della dïurna lampa.
Certo se in sua ragion più innanzi cresce 140Questo nostro saper, tutti la terra
S’ingojerà disfatti i monumenti
Di quei che furo: anco le candide urne,
O Pindemonte, che ne’ bei recessi
Locan dell’ampie ville, e di copiose 145Lagrime bagnan vedove britanne,
Ed orbi padri; anco le tetre sale
Della contrada etnèa: sol ne’ tuoi carmi