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A GIOVANNI DE CRISTOFORIS


Delio, non già ch’io di saver, d’arguto
Sottilissimo senso, a cui nè un solo
Pur de’ minimi fugge, il vanto impugni
All’esimio Clitarco, o a lui m’attenti
5Folle adeguarmi, ed invïargli il guanto:
Ma jer, quand’ei della loquace sera
Nel crocchio il lieto frascheggiar soppresse,
Librando i versi, onde l’altera splende
Di feral luce anima d’Ugo, e quelli,
10Con che Ippolito i cuori ange e consola,
(Facciasi dritto al ver) già non lasciommi
Pago ei così, ch’io me gli acqueti in tutto.
     Dunque se i tratti delle aerie vie
Quell’animoso a trasvolar, de’ suoi,
15Non de’ vanni dircèi, s’impenna il tergo,
E se quest’altro non amò le tracce,
Che al tenue conversar de’ ricambiati