Troppo è a mirarsi orribile una tomba.
Scorra ivi, e gema il rio, s’imbruni il bosco,
E s’incolori non lontan la rosa, 175Che tu al marmo darai spiccata appena.
Non odi tu per simil colpo il fido
Pianger vedovo tortore dall’olmo?
Quando più ferve il dì, quando più i campi
Tacciono, il verde orror della foresta, 180Che il Sole indora qua e là, ti accolga.
Nel rio che si lamenta, e in ogni fronda
Che il vento scuota, sentirai la voce
Della tua sposa: con le amiche note,
Sotto il suo busto nella pietra incise, 185Ti parlerà: Pon, ti dirà, pon freno, Caro, a tanto dolor; felice io vivo.
E quando il più vicino astro su i campi
La smorta sua luce notturna piove,
Pur t’abbia il bosco: candida le vesti, 190E delle rose, che di propria mano
Per lei spiccasti, incoronata il capo,
La tua sposa vedrai tra pianta, e pianta;
Ambo le guance sentirai bagnarti
Soavissime lagrime, e per tutta 195Scorrerti l’alma del dolor la gioja.
Così eletta dimora e sì pietosa
L’Anglo talvolta, che profondi e forti,