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d’ippolito pindemonte 33

O de’ custodi delle sue catene
Cale a un libero spirto? Ah non è solo
Per gli estinti la tomba! Innamorata
45Donna, che a brun vestita il volto inchina
Sovra la pietra che il suo sposo serra,
Vedelo ancora, gli favella, l’ode,
Trova ciò, ch’è il maggior ne’ più crudeli
Mali ristoro: un lagrimar dirotto.
50Soverchio alla mia Patria un tal conforto
Sembrò novellamente: immota, e sorda
Del Cimitero suo la porta è ai vivi.
Pure qual pro, se all’amoroso piede
Si schiudesse arrendevole? Indistinte
55Son le fosse tra loro, e un’erba muta
Tutto ricuopre: di cadere incerto
Sovra un diletto corpo, o un corpo ignoto,
Nel core il pianto stagneria respinto.
Quell’urna d’oro, che il tuo cener chiude,
60Chiuderà il mio, Pátroclo amato: in vita
Non fummo due, due non saremo in morte.
Così Achille ingannava il suo cordoglio,
Ed utile a lui vivo era quell’urna.
     Il divin figlio, se talor col falso,
65Che Grecia immaginò, dir lice il vero,
Il divin figlio di Giapéto volle
L’uman seme formar d’inganni dolci,