Di cipresso feral: di quel cipresso,
Che or di verde sì mesto invan si tinge,
Poscia che da’ sepolcri è anch’esso in bando.
Perchè i rami cortesi incurvi, e piagni, 20O della gente, che sotterra dorme,
Salice amico? Nè garzon sepolto,
Che nel giorno primier della sua fama
La man sentì dell’importuna Parca,
Nè del tuo duolo onorerai fanciulla, 25Cui preparava d’Imenéo la veste
L’inorgoglita madre; e il dì, che ornarle
Dovea le membra d’Imenéo la veste,
Bruno la circondò drappo funébre.
Della fanciulla e del garzon sul capo 30Cresce il cardo, e l’ortica; e il mattutino
Vento, che fischia tra l’ortica, e il cardo,
O l’interrotto gemito lugúbre,
Cui dall’erma sua casa innalza il Gufo
Lungo-ululante della Luna al raggio, 35La sola è, che risuoni in quel deserto,
Voce del Mondo. Ahi sciagurata etade,
Che il viver rendi ed il morir più amaro!
Ma delle piante all’ombra, e dentro l’urne Confortate di pianto è forse il sonno 40Della morte men duro? Un mucchio d’ossa
Sente l’onor degli accerchianti marmi,