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invano fu tentato e sperato rimedio, lo travagliò maggiormente all’entrar di novembre del 1863.
Poco appresso però parve che avesse trovato un po’ di sollievo: e già era tornato alle sue abitudini; e usciva di casa a visitare gli amici. Ma, venendo il gennaio del 1864, i freddi crescevano smisurati; ed a lui che n’era mal sofferente, sì per la sostenuta infermità e sì per la età avanzata (avea compiuti i settantaquattro anni), furono sensibilissimi e molestissimi. A mezzo il mese, sentendo dolori in diverse parti del corpo, si rimise in letto. Pur non pareva che ’l male fosse venuto all’estremo; quando la mattina del giorno 19, dopo preso un po’ di cibo, com’era solito, tutto ad un tratto, voltosi alla moglie che sola era nella sua camera: O Dio, disse, mi manca il respiro; e subito trapassò.
Non è valor di parole che sia tanto da poter esprimere le angosce della sua donna; la quale incerta se quella cara vita ancora durasse, dirottamente piangendo, mise altissime strida. Vi trasse la famiglia; ma egli avea già reso il suo spirito. E lui beato che appena s’accorse di dover allora finire; che troppo gli sarebbe stata dolorosa la dipartenza da’ suoi più cari; ed in quegli ultimi momenti avrebbe riempito d’amaritudine la dolcissima anima sua.
Questa morte dell’uomo virtuoso recò indicibile affanno al cuore de’ suoi chiarissimi fratelli, il prof. Maurizio e l’avv. Lazzaro, che tanto l’amavano, quanto erano da lui riamati, cioè infini-