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L’egregio uomo si mosse subitamente a quella volta: e seguitò col medesimo ardore e zelo, anzi pose cure sempre maggiori all’opera incominciata; ma temendo di non poter reggere a lungo in quell’aria, dettò un suo progetto di totale compimento di detta Bonificazione; dopo di che venne chiedendo con molte instanze d’essere tramutato a luogo d’aria migliore.

Molto doleva a’ governanti che venisse loro a mancare la scienza e l’incorruttibile probità di quell’uomo; per ciò recavano la cosa ad indugio: pur finalmente, non avendo ne potendo avere che apporre, lo nominarono nel 1843 ingegnere di prima classe nella legazione di Forlì. Nè vi si era ancora condotto, che fu promosso all’ufficio d’ingegnere in capo della legazione di Ravenna. Ivi, caduto infermo di febbri, gli fu permesso di trasferirsi in Forlì. Poi lo si volle di nuovo in Ravenna; e da ultimo, nel 1850, fu mandato nella delegazione di Urbino e Pesaro. Ma stanco oramai del servire lungo di quarant’anni; e recatosi a noia l’essere trabalzato qua e colà: dopo avere adempiuti con saggezza e diligenza assai grande incarichi importantissimi e difficilissimi, volle con prudente consiglio ridurre il suo vivere alla pace; e per diritto di legge, domandò ed ebbe onorato riposo.

Allora poneva la sua stabile dimora in Forlì per la bontà di quell’aere, ch’avea sperimentato giovevole alla sua salute; ma molto più per godere la compagnia del suo dilettissimo fratello, il prof.