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nell’Esposizione di Parigi 11

collo, e nel cingere con serpentelli e nodi elegantissimi le bianche braccia delle fanciulle di Atene o di Tanagra. Ma tutto questo rispetto per le forme umane non ebbero gli orafi etruschi, benché famosi, né quelli dei tempi romani e bizantini, né le altre scuole che si seguirono fino ai tempi nostri; nelle quali, per contrario, sembra che siasi voluto produrre piuttosto la sontuosità, che la pura eleganza artistica. Basta esaminare le pitture e sculture etrusche e romane, i musaici bizantini, e tutti quei veri arnesi equini, che nel medio evo e poi si mettevano addosso agli Imperatori, alle Imperatrici, ai dignitari della chiesa, ed ai nobili personaggi, che avevano l’alto godimento del sistema feudale; basta guardare le immagini che di essi ci serbano i molti codici alluminati dal ix al xvi secolo, ed i ritratti pomposi, eseguiti dai pittori dei secoli xvii e xviii, così sovraccaricati di gioiami di ogni fattura; basta finalmente fermarsi a vedere le vetrine di qualunque orafo celebre o non celebre dei nostri tempi, sì in Italia che fuori, per formarsi un concetto dei tormenti, ai quali la vanità, secondata dal pessimo gusto e dalla brama del guadagno, ha potuto e può tuttavia condannare la donna.