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nell’Esposizione di Parigi | 7 |
manifesta prova delle relazioni che corsero tra i popoli italici primitivi ed i mercatanti della Fenicia.
Questi navigatori industriosi, che riuscirono ad impadronirsi di tutto il Mediterraneo, che fondarono stazioni e colonie nelle isole e lungo le coste dell’Italia, furono poi, a quanto sembra, i primi ad applicare all’oreficeria un sistema di decorazione ignoto agli egizi ed agli assiri, del quale troviamo i più antichi esempi negli ori delle necropoli di Kamiros, di Curion, di Præneste e di Cære. Voglio parlare di quell’arte che consisteva nel descriver linee, meandri e figure geometriche svariatissime sulla superficie piana od incurvata del prezioso metallo, non già proffilando l’ornato coll’aiuto del bolino, del pulzone o del cesello, ma si bene allineando sui contorni di esso tanti globuletti di oro, quasi impercettibili, che venivano poi saldati e fissati sul fondo con ammirabile precisione e nitidezza. Vi fu un età remota, forse tra il settimo ed il quinto secolo avanti l’êra volgare, nella quale l’orafo fenicio, stretto già dagli industriali avanzamenti dei greci e degli etruschi, superò se stesso, producendo tutti quei stupendi lavori di pulvisco aureo, che ai nostri giorni,