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nell’Esposizione di Parigi 5

collezione della Società storica di Nuova York in America. Questi gioielli sono per lo più di oro pallido per lega di argento, e specialmente quelli antichissimi; e rappresentano rane, alligatori, oche, mosche, nilometri, occhi umani, fiori di loto, idoletti del Pantheon egizio, scarabei alati usati a modo di fibule, ovvero appesi a catene ammagliate, tonde e pieghevolissime, come quella che chiamano etrusca, perché una bellissima ne fu trovata nella tomba Regulini-Galassi a Cerveteri in Etruria1.

Questi simboli sono fatti a stampo, e pendono generalmente da catenuzze sottili, alternati con acinetti di corniola o con margherite di paste vitree colorate. Vediamo pure ricche armille e pettorali con fiori di loto, sparvieri ad ali aperte, e cani, tutti adorni di tassellature

  1. Questa catena, simile in tutto a quella del Museo di Boulaq, fa parte delle antichità etrusche del Museo Vaticano. Seppero farla i greci e gli etruschi, e fu in grande uso pei monili romani. Fecesi anche di bronzo, come la vediamo nelle bilance, negli unguentari, e nelle lucerne di Pompei; ed io ne ho potuto seguire la traccia nei tempi posteriori, fino al secolo XVII. Fu allora perduta l’arte di ammagliarla, e, soltanto dopo la scoperta della tomba Regulini-Galassi, mio padre Fortunato Pio riuscì a riprodurla. D’allora in poi essa è divenuta la catena più popolare, tanto in Europa che in America.