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Chiesa di S. Croce. Il nostro Teseo del Corno poscia Raven. Dom. Lib. III. pag. 110. e nelle Appendici pag. 245. ai suddetti Testimoni n'aggiunse un'altro dello stesso Agnello P. II. pag. 293. appartenente all'accennata prima o più antica Zecca, che quivi da Agnello si chiama non Zecca vecchia, ma Zecca pubblica. De Monasterio S. Apolinaris (son sue parole) quæsitus est hic Ravennæ non longe a Posterula Ovilionis in loco qui vocatur Moneta publica. Se il Palazzo mentovato nella soprariferita sottscrizione del Papiro Ravennate fu quello di Teodorico, converrà dire che dalle vicinanze del medesimo fosse la Zecca pochi anno dopo trasferita nelle vicinanze qui da Agnello indicate della Chiesa di Santa Croce, e del Monastero di Sant'Apollinare in Veclo, se pur non si volesse credere, che tanto nell'uno, quanto nell'altro luogo fossero nel tempo stesso Zecche differenti. Ne' tempi anche dell'Imperador Giustiniano il grande abbiamo sicura testimonianza della Zecca di Ravenna in alcune Monete di quel Monarca, nel rovescio delle quali leggesi RAVEN, o RAVENNA. Esse possono vedersi presso il Banduri, e nella Dissertazione de Num. Ravenn. e sua Appendice. E' noto oltre ciò un'antico documento o Papiro Ravennate dell'anno 540. stampato non solo dal Maffei, e dal Muratori, ma anche dal Gori dopo l'Iscrizioni Doniane, nel quale v'ha Persona, che ivi quale Testimonio si sottoscrive, chiamata Vitalis V. C. Moniarius, e questo luogo a proposito della Zecca Ravennate fu già avvertito dal Muratori Tom. II. Antiquit. Med. Ævi. pag. 579. e poscia nella Dissertazione de Nummis. Rav., ne ardirei però di dar per sicuro che nel tempo, in cui il contratto, e l'altre cose da quel Papiro