Zecca dell’Oro in Ravenna, ed era vicina ai Portici del Sagro Palazzo; ma non s’esprime in questa sottoscrizione qual egli fosse questo Palazzo, se quello di Teodorico, o altro che avesse servito all’abitazione de’ Principi anteriori. Fu poi l’accennato Papiro interamente pubblicato dal Marchese Maffei nella sua Storia Critica diplomatica pag. 163. per il che altre parole alla Zecca di Ravenna appartenenti nello stesso Instrumento ci sono venute a notizia. Esse sono queste: Pascalis Pal. Scl. et Monitarius Auri Filius quod Laurentii Monitarii. Le quali parole mostrano, che molto anche prima di quel tempo, in cui quel Documento fu scritto, era la Zecca in Ravenna, poichè anche il Padre di questo Monetajo, che dalla vicina Zecca dell’Oro intervenne, e servì di Testimonio nel Contratto, aveva lavorato nella medesima in qualità di Monetajo. Il predetto Monsignore della Torre oltre molt’altre cose da lui eruditamente osservate in proposito della Sottoscrizione, che ei diede alla Luce, notò, che in Ravenna dovevano allora esser più Zecche, cioè anche quelle dell’Argento, e del Rame, altrimenti sarebbe stato inutile, che nel Papiro s’individuasse, o specificasse quella dell’Oro. Portò anche il passo d’Agnello P. II. pag. 450.; dove si dice, che in questa Città il Monastero di Sant’Apollinare, or Parrocchia detta volgarmente di Sant’Apollinarino, o Sant’Appollinare in Veclo era vicino alla Zecca vecchia: non longe ab Ecclesia S. Redemptricis Crucis ad Monetam veterem. Si raccoglie da queste parole, che ne’ tempi d’Agnello, cioè avanti la metà del Secolo IX. doveva essere in Ravenna qualche Zecca fabbricata in diverso luogo, e molto tempo dopo dell’altra, che era presso Sant’Apollinarino, e