come vorrebbe il Salmasio, Linyphiarii nella L. 16. del medesimo Titolo, e Linifiones presso Vopisco, giusta la certissima emendazione del dottissimo Isacco Casaubono, ove prima leggevasi Limphiones Merita d’esser sopra tali cose letto l’impareggiabile Salmasio ai Scr. della Storia Augusta pag. m. 455. il quale senza sapere della sopra accennata varia lezione nella Notizia aveva già conghietturato, che anche dai Latini si usurpasse talvolta la parola Linyphium in vece di Linificium. Or questi Linificj erano Luoghi pubblici, ne’ quali dagli Imperadori si faceva lavorare il Lino, ed erano, come è noto, sì per l’Occidente, che per l’Oriente, quantunque de’ Linifici dell’Impero Orientale la Notizia non ci dia distinta contezza, nominando in generale come subordinati al Conte delle Sacre Largizioni in quell’Impero Procuratores Linificiorum. In altri luoghi pubblici poco dissimili dai Linificj si tessevano, e lavoravano Vesti, ed altre cose, e si chiamavano Ginecj, molti de’ quali vengon distintamente nominati nella Notizia dell’Impero; Di tali Ginecj, spesso da altri Autori si fa menzione unitamente coi Linificj. Degli uni, e degli altri abbiamo chiara testimonianza presso di Eusebio Lib. II. de Vita Constantini Cap. 34. luogo già prima di tutti osservato dall’incomparabil Cujacio ne’ Commentarj a’ tre ultimi Libri del Codice. Ivi Eusebio riferisce, che tra le altre miserie, ed afflizioni da’ Cristiani sofferte avanti l’Impero del Gr. Costantino v’era anche quella di essere condannati a lavorare ne’ Ginecj, e ne’ Linificj ὥστε καὶ ἢ γυναικείοις ἢ λινοϋφίοις εμβληθέντες ἀήθη τε (così emenda il dottissimo Enr. Valesio) καὶ ἄθλιον ὑπομένειν κόπον καὶ οἰκέται νομίζεσθαι τοῦ ταμείου ita ut in Gynæcia aut Linificia detrusi insuetum, et miserum laborem ferrens,