rono pertanto anche nel Secolo VIII. trovarsi delle tegole fatte già ne' tempi dell'Arcivescovo Massimiano, e queste, o non prima adoperate, o tolte da qualche fabbrica distrutta, impiegarsi nell'Edifizio destinato alla Banda prima de' Ravennati. Possibile, dirà qualcuno, che Agnello parlando del sudetto Edifizio, e riferendolo ai tempi del mentovato Arcivescovo abbia potuto intendere d'una fabbrica, o luogo fatto per uno de' Corpi, tanto tempo dopo per sua attestazione instituiti, e che in tal modo accorto non fossesi di pensare una cosa a suoi scritti medesimi ripugnante? Confesso che di primo aspetto ciò può sembrare difficile a credersi. E pure nel Pontificale d'Agnello si trovano altri luoghi fra le apertamente ripugnanti e contrarj, e de quali la contradizzione, e la ripugnanza anche co' soli lumi, che nello stesso Pontificale sono sparsi, doveva per ogni conto da Agnello conoscersi. Basta confrontare quanto egli scrive nella Vita di S. Giovanni Angelopte con le antecedenti Vite, e con la seguente di S. Pier Crisologo. Ma se pure non ci piacesse d'incolpare Agnello nella cosa, di cui trattiamo, di balordaggine, e di negligenza troppo supina, potrebbe anche dirsi, che a' tempi dell' Arcivescovo Massimiano fu bensì fatto l'Edifizio, di cui parliamo, ma per qualche altro uso a noi ignoto, e che questo stesso Edifizio fosse poi solo nel Secolo VIII., in quell'ammutinamento de' Ravennati, ridotto da essi ad uso di Numero, o Stazione militare, e destinato alla Banda loro prima instituita in que' giorni insieme con le altre di questo popolo; e che però Agnello col dare il nome di Numero del Bando primo a questa fabbrica, parlando de' tempi dell'Arcivescovo Massimiano, usasse al