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La stria ossia i stinqual da l’amur 77

GIACUM. Ah tü’m l’á fatcia!
4.                                     Magnocca per je!
5. (vegn sbragiand cun ingòscia):
Corrè, corrè! fugí, fugí tütč quanč!
L’è ciá quel brüt omačč, ca maja i fanč!
(Tütci fügian quant ch’i ponn).


[p. 88] SCENA IV.

Al riva P. P. VERGERIO.

VERGERIO. Il seme è sparso. Or tu feconda il suolo
De’ tuoi raggi possenti, o Re del Cielo!

Grazia concedi all’umile parola
D’un abbietto tuo servo, e le tenèbre
Della superstizion disperdi, e pura
La veritá fa che nei cuor trionfi!
Qui, ove sí maestose ergonsi al cielo
L’opre delle tue mani, a te m’inchino,
Contrito peccator, che giá te offesi
Con idolatro culto e ipocrisia;
Che ligio dell’errore alle illecèbre
Coll’oro, le minacce e le lusinghe
Tentai rapirti i cuori a te fedeli.
Ma tu, che in Paolo un Saulo cangiasti,
Gli occhi m’apristi alla luce del Vero,
Che gía bandendo il servo tuo Lutèro.
Poscia di Spiera gli orridi tormenti
M’affrancar nella fede. Allor lasciai
Quanto di seducente il mondo offria:
Ricchezze, onor di rango, e il suol natío;
E fra stenti e disagi a questi monti
Profugo trassi il piede, ove da sagge
Leggi protetto il Ver trova un asilo.
Ove dell’Inquisizion l’idra feroce
Con sangue e roghi non ispegne il Vero.
Le pene accetta del tuo servo indegno,
Padre! in espiazion de’ suoi errori!

[p. 89]      Afforza tu il mio cuor di fè, di zelo
Per le gran veritá del tuo Vangelo!

Ma se a convertire appieno i cuori