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era maturato il concetto della riscossa attraverso lenti evoluzioni politiche o rivoluzioni repentine.

Dirò solo che già fin dal ’50 erasi meglio determinato nelle provincie meridionali l’apparecchio collettivo delle forze liberali.

A porre l’organizzazione su basi militari contribuivano più indefessamente, a Napoli, verso quest’epoca Antonio Morici, Luigi Fortunato, Ricciardi, Balsamo, Salazar, Giacinto Albini e Claudio Del Bene. Gli affiliati erano divisi in compagnie e queste costituivano un battaglione; i gregari non dovevano aver conoscenza e comunicazioni che solo col capitano; i capitani col maggiore; i maggiori col Ministro della Guerra. Il centro direttivo d’azione costituiva il Direttorio.

Questa Associazione, denominata Carbonico Militare, non ebbe opportunità di svilupparsi su larghe basi. Bastò qualche nebuloso accenno alla Polizia, perchè questa macchinasse una mostruosa processura, qualificando così il delitto di amar la patria: «Cospirazione contro la sicurezza interna dello Stato con lo scopo di abbattere il Governo e proclamare la repubblica». Fu subito istituita una Giunta inquisitrice, che ordinò arresti senza limite.

Mentre si istruiva questo processo, un altro ben più enorme fu manipolato con perfida arte tra la Polizia ed alcuni arrestati, che speravano trarre giovamento da menzogne e da iperboliche deposizioni accennanti ad una immaginaria Setta di Pugnalatori. Tra i delatori primeggiò turpemente il Marchese di Tagliavia, il quale depose che dal signor Giuseppe Scalea, da Potenza, era stato dapprima informato della esistenza di cotesta setta e da Giacinto Albini aveva ricevuto la formola del giuramento e la nota cifrata dei patrioti settari. Il Tagliavia, disgraziatamente, era stato in qualche relazione politica con Morici, Mignogna ed Albini e quindi trovossi in grado di designare molti nomi all’ira feroce dei Del Carretto e dei Peccheneda borbonici. Depose pure, oltre a ciò, che capo della setta era il Marchese Castelluccio di Pescara, segretario G. Albini, ispiratore Giuseppe Mazzini; scopo di essa pugnalare il Re, e con esso i ministri e gli altri spregevoli strumenti del dispotismo1.

Queste denunzie, se avvantaggiarono il Tagliavia e gente di simil risma, gittarono la costernazione in numerosis-

  1. Volume 2º della processura.