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gli Appennini del Cilento — arrivano a Padula, dove sono attaccati dalla gendarmeria — nella disuguale lotta circa cento periscono o rimangono feriti......

Durante questo tempo e questo cammino, quei pionieri di libertà non incontrano nè guida, nè insorti, nè festose acclamazioni di popolo, cui la loro presenza non scuote neanche ad una ribellione passiva. Intorno all’ardita schiera dei precursori si stende un ampio cerchio di solitudine e di tenebre.

Il 2 di Luglio toccano, sbandeggiati ed esausti, la sterile terra di Sanza. Quivi sono aggrediti da plebaglia vile e feroce, che i preti e gli sbirri avevano aizzata a spegnere una luce splendente, radiosa sui destini d’Italia.

A Sanza, come eroi di Plutarco, cadono martiri Pisacane e Falcone e, dove cadono, erigono un’ara, da cui in ogni tempo si effonderà un insegnamento, apoteosi di quelle tombe, come si combatta per una idea e come si muoia per la patria. Dagli spalti, che circondano le zolle irrorate dal sangue dei ribelli di Sapri, alto risoneranno in ogni tempo le ispirate strofe di Simonide quando questi sul colle di Antela toglieasi in man la lira, di lagrime sparso le guancie:

Beatissimi voi,
Ch’offriste il petto a le nemiche lance
Per amor di costei, ch’al sol vi diede.....

Ma che cosa avveniva intanto a Napoli ed in Basilicata?

Il Comitato di Napoli ricevette da Mazzini il telegramma il giorno 28 di Giugno, quando Pisacane poneva piede sul suolo di Sapri. Si affrettò ad inviare, secondo promessa, gli emissari, che dovevano volare in aiuto di Pisacane e ad avvertire il Comitato di Montemurro. Di essi non si è saputo nulla o si è saputo troppo poco; forse mancano i documenti, se non le legittime supposizioni, per isquarciare il velo, che ombreggia questo lato dell’impresa. Certo si è che i messi non si videro ai luoghi destinati e che Fanelli, per manovre di persone e partiti renitenti all’azione, non potè rinfocolare i popolani ad una dimostrazione patriottica.

Non è meno certo che a Montemurro mancarono gli avvisi e che il Comitato di Napoli fino al 7 Luglio (cioè cinque giorni dopo l’eccidio) visse nell’ignoto di tutto. Le prime