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servendosi di cifre o di caratteri così detti simpatici, cioè scritti con preparati chimici. Le lettere erano firmate da Fanelli col nome convenzionale di Kilburn o Wilson, da Albini con quello di Armellini, e da Dragone con quello di Socio.


Fu verso il principio di quest’anno che le congiure entrarono in una fase nuova, poichè si cementò più intima l’amicizia dei Comitato con Pisacane e con Mazzini, che con l’autorità del nome influentissimo e con l’aiuto di armi poteva validamente confortare gli intenti dei patrioti meridionali.

Carlo Pisacane1, ch’era stato capo di stato maggiore nell’esercito borbonico, poi milite francese in Africa contro gli arabi, e che aveva combattuto per l’indipendenza nazionale sui campi lombardi e sotto le mura di Roma a Porta S. Pancrazio, si trovava, nel ’57, esule a Genova; con l’animo acceso del più puro amor patrio consacrava senza posa e senza stanchezza attivo intelletto ed efficace lavoro all’emancipazione dei popoli. Cominciò dal meditare il disegno di assaltare le fortezze Castel Nuovo e Castel Sant’Elmo e così, mettendosi a capo dell’esercito, abbattere l’abborrita dinastia. Se questo disegno testimoniava in lui la fiera tempra sprezzante di pericoli, urtava però per l’esecuzione contro troppe ed insuperabili difficoltà.

Un altro progetto, ideato da G. Matina, prigioniero nelle carceri di Stato, parve di più agevole esecuzione, quello, cioè, di liberare i detenuti politici di Ponza e spargerli nelle provincie a dare il segnale e la spinta alla rivoluzione.

Pisacane si infervorò del progetto, pel quale occorreva richiedere a Mazzini la potente sua cooperazione. Mazzini, a Londra vigile sentinella dei diritti d’Italia, elaborava gli avvenimenti che dovevano prorompere nel Nord e nel Centro della nostra penisola. Dapprima non accettò l’esortazione del Pisacane; ma poi stabilì di assimilare al suo vasto piano i lavori del Sud e di concatenarli a quelli, già molto innanzi, di Genova e di Livorno, ove erasi recato Maurizio Quadrio a dare incitamenti. Laonde il Mazzini, seguendo il suo ordine di idee, invocava di non darsi tempo al tempo.

  1. C. Pisacane era nato in Napoli il 22 Agosto 1818. Era figlio del duca Gennaro di S. Giovanni e di Nicolina Basile De Luna.