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AL SANTISSIMO
NꞶSTRO SIGNORE
PAPA CLEMƐNTE VII
GIOVAN GIꞶRGIO
TRISSINO.
MOLT’ANNI SONO, Beatiʃʃimo Padre, che conʃiderando io la pronuntia Italiana, ε conferεndola con la ʃcrittura, giudicai eʃʃa ʃcrittura εʃʃere debole, ε manca, ε non atta ad εxprimerla tutta; il perchè mi parve neceʃʃaria cꞷʃa aggiungere alcune lettere a l’alphabεto; col mεço de le quali ʃi poteʃʃe a la nꞷʃtra pronuntia in qualche parte ʃovenire. Ɛ così in que tεmpi con l’ajuto di Dio vi l’aggiunʃi; come ne la Grammatica, ε Poεtica nꞷʃtra ʃi puꞷ apεrtamente vedere. Ma conciꞷʃia che quelle due operette non ʃiano anchora per alcuni nꞷʃtri rispεtti publicate, ε che io spinto da le perʃuaʃioni de gliamici habbia cominciato a mandare in luce queʃte lettere nuꞷve, εt uʃarle, hꞷ reputato εʃʃere convenevole cꞷʃa il fare, inʃiεme con l’uʃo, anchora
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