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non haveʃʃeno aggiunte altre lettere a quelle, che recὼ Cadmo di Phenicia in Grεcia, che quella belliʃʃima lingua non ʃarεbbe a la perfectione, che venne, venuta. Ɛ ʃe Cεrere non haveʃʃe trovato il formento, nε Ɛurialo, εt Hipεrbio haveʃʃeno moʃtrato il mꞷdo di fare le caʃe di mattoni, nε Dꞷxio di tεrra, nε niun’altro dópo loro haveʃʃe innovato, fꞷrʃe che la generatione humana anchora habiterεbbe ne le cavεrne, ε ʃi paʃcerεbbe di giande. Ma a queʃti tali non vꞷglio molto lungamente rispondere; perciὼ che ꞷgni giorno ne le cꞷʃe loro innovando condannano ʃe medeʃmi. Ɛ pꞷi contra loro tutta la antiquità grida, havεndo gl’inventori de le buꞷne cꞷʃe non ʃolamente ʃopra gli altri hꞷmini honorati; ma per Dεi alcuna vꞷlta adorati. Rεʃta a rispondere a quelli, che dicono; che tale divεrʃa pronuntia ʃi potrεbbe per qualche altro piu facile mꞷdo mostrare; ciꞷὲ per punti, ꞷ per accεnti; a li quali dico che i punti, ꞷ gli accεnti ʃarεbbono manco intellegibili, ε piu pericoloʃi a pεrderʃi, che non ʃaranno queʃte lettere, che havemo fatte. Ɛt apprεʃʃo affermo, che la prolatione de i ʃuꞷni de le vocali dεe εʃʃere cꞷʃa divεrʃa da gli


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