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il De monarchia, dedicato a Enrico settimo: cosi il Boccaccio. — p. 23S: pare alludere a che Dante fosse andato all’universitá di Parigi: altro tema d’infinite discussioni. — p. 249 : «Bonari» è il padovano Bonatino, sul quale cfr. Tiraboschi, V, m, 3-4.— p. 276: che Dante studiasse a Bologna, è notizia del Boccaccio. — p. 277 : il Boccaccio «venuto a Napoli a ventitré anni» : ma il B. stesso dice di esservi venuto «nella sua puerizia» : dunque, prima dei quattordici anni. — Ivi : «7 aprile 1341» : data dall’ innamoramento del Boccaccio, secondo i vecchi eruditi; ma ora si suole variamente anticiparla.—’Ivi: ora non si crede piú che la Vita di Dante sia un lavoro giovanile. — p. 297: «lettera a Niccolò Acciaiuoli, che il Petrarca chiamava Simonide» : la lettera del Boccaccio, che parla deH’Acciaiuoli, è diretta a Francesco Nelli, detto dal Petrarca Simonide. — p. 284: la materia del Filocolo, tratta da un «romanzo spagnuolo»: il De S. voleva dire che la scena del racconto, in parte, è in Ispagna. — p. 366: la Tavola rotonda e le «tradizioni normanne»: voleva dire «bretoni».— p. 374: il Toscanelli, amico e suggeritore del Pulci per la figura dell’Astarotte: il De S. attinse questa notizia dal giudizio del Foscolo sul Morgante, riferito nella prefaz. all’ed. Le Monnier del poema (1853), e nel Foscolo era una congettura ispiratagli dai noti accenni che Astarotte fa agli antipodi.— p. 375: l’Alberti, fiorentino, nato a Venezia: cosi si credeva, e ora si crede che nascesse invece a Genova; e, insomma, non si sa bene.—p. 376: i Rudimenti della pittura : sono i tre libri Della pittura. — Ivi: l’Anuria e le Efebie, pubblicate dal Bonucci come di L. B. Alberti, si vuole ora che siano del fratello di lui, Carlo. — p. 399: nel ricordare alcuni dei tanti poemi cavallereschi del Cinquecento, il De S. si valse del Cantò ( Storia della lett. ita!., Firenze, 1865, pp. 224-5) : il Bemia è soprannome di Mario Teluccini (cfr. Quadrio, iv, 583); i poemi del Pescatore sono due. La morte e la Vendetta di Ruggiero, quelli del Lodovici, che cantano di Carlo Magno, sono anche due: VAnteo gigante e I trionfi di Carlo Magno. — p. 401: l’elogio del naso, la Nasea, del Caro, è in prosa: il Casa cantò burlescamente il forno, il bacio, la stizza, il martel d’amore, ecc.; ma la «gelosia» fece argomento di un grave sonetto. — p. 402 : «Adriano sesto spagnuolo»: ho corretto: «fiammingo». — p. 407: il «decamerone», che il Molza si proponeva di scrivere, non andò oltre quattro novelle. — p. 413: le novelle del Moriino non sono ottanta, ma ottantuno. — p. 418: Simone Porta e Simone Porzio: erano un duplicato per iscorsa di penna, e io ho tolto uno dei due.—Voi, II, p. 2: Ariosto, nato nello stesso anno che Michelangelo, il 1474 * la data di nascita di Michelangelo è il 1474, secondo il computo fiorentino ab incarnatione; il 1475, secondo il nostro. — pp. 43-4: l’accenno che guida negli studi al Folengo fosse «un tal Cocaio» è tolta dalla prefazione premessa da Vigaso Cocaio alla sua ediz. delle Maccheronee, «una pappolata che è davvero un impasto d’ inesattezze e d’incongnienze» (Luzio, l. c., p. 366). — p. 46: «la Maccheronea usci in luce