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inverisimile...». Del resto, intorno a quei primi rimatori il De S. stesso (p. 17) fa una cautèla generale, osservando che : «anche oggi, dopo tante ricerche, non hai che congetture, oscurate da grandi lacune». — p. 24:

«Alesso di Guido Donati» : è del Trecento, e giá il Trucchi, a cui si attenne il De S., dubitava che fosse del Dugento.—p. 27: «Guido Guinicelli nel 1270 insegnava lettere nell’universitá di Bologna» : la svista del De S. è nata dal leggere in fretta un poco felice periodo del Nannucci {Manuale, x, 32) : «Guido, dice Benvenuto da Imola, che insegnava lettere umane néU’universitá di Bologna l’anno 1270, fu uomo saggio e facondo», ecc. — p. 32: «Di’, Maria dolce...»: il Nannucci l’attribuiva a Iacopone, ma non è di lui. — p. 43. Che Brunetto fosse maestro del Cavalcanti e di Dante, era opinione di vecchi eruditi: tutto sta ad intendersi su quel che si vuol chiamare «maestro», e se nella parola è compresa la panca della scuola. — p. 44: «Cino, maestro di Petrarca e di Bartolo...»: di Bartolo si, del Petrarca no. — p. 48: che il Cavalcanti scrivesse una Grammatica e un’Arte del dire è anche notizia di vecchi eruditi (cfr. Nannucci, i, 266), derivata da inesatta interpetrazione di un passo di Filippo Villani. — p. 60: la Filosofia, nel Convito, non è Beatrice.—p. 72: Matteo Spinelli: il De S. credeva autentici i Diurnali, quando giá l’anno prima il Bemhardi aveva ripreso la tesi della falsificazione, che poi trionfò nel 1872 con la memoria del Capasso. E neppure pel Malespini il De S. era informato (e in parte non poteva) dei dubbi sorti sulla autenticitá della sua cronaca di Firenze: questione, del resto, non ancora del tutto chiarita. — p. 84: il «cavaliere di Malta» : a voler sottilizzare, avrebbe dovuto dire: «cavaliere di San Giovanni» (di Malta, divennero poi).—p. 77: il Fiore de’ filosofi non è, ma era un tempo attribuito al Latini. — p. 78 : «Egidio Colonna, patrizio napoletano»: corr.: «romano». — p. 109: «Dante... aveva trentatré anni», nel 1300: trentacinque, se si accetta la data di nascita del 1265. — p. 88: «la compagnia del Confalone»: notizia dei vecchi storici del teatro, riferita altresí dal Klein: si è poi discusso se, invece che nel 1264, fosse stata fondata nel 1260, e se rappresentasse o no sin da principio la Passione. — p. 103: «il Purgatorio di san Patrizio di frate Alberico» : voleva dire : «il Purgatorio di san Patrizio e la visione di frate Alberico». — p. 117: il De gestis Henrici o Historia augusta del Mussato è in 16 e non in 14 libri e il De gestis Italie, in 15 e non in 12: del resto, secondo i modi di calcolare. — p. 119: «Martin Sanuto» : è Marin Sanudo [Torsello]. — Ivi : il De S. ignora (per fortuna!) la questione di Dino Compagni, la quale, per altro, quando egli scriveva, non si era accesa davvero, perché non era stata ancora pubblicata la memoria dello Scheffer Boichorst. Come si sa, si è ormai tornati all’antica fede. — p. 122: Dante, legato a Bonifacio ottavo: cosi dicevano gli antichi biografi; e poi si è discusso del fatto (e di quale particolare della biografia di Dante non si è discusso?); ma molti tengono pel si. — p. 131 :