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troriforma; c. xvm. Marino, e vi discorre di tutta la letteratura italiana dal Tasso agli arcadi);—se non è accaduto, insomma, perché la gente ha letto soltanto i titoli dei capitoli o da essi si è lasciata incantare; non so in quale altro modo possa essere accaduto. Certo, se vi ha una storia nella quale il protagonista sia per l’appunto la Letteratura italiana, anzi T Italia, e i singoli scrittori siano presentati solamente come fasi dello svolgimento generale, è questa del De Sanctis. A persuadere poi dell’ irragionevolezza di un’altra poco dissimile censura, e cioè che il De Sanctis taccia degli scrittori minori, gioveranno non solo i sommari, ma anche, e piú direttamente, il minutissimo indice alfabetico che ho compilato, e dal quale si vedrá che il De Sanctis ricorda al loro posto, trattandone piú o meno distesamente secondo i casi, o contentandosi della semplice menzione, gli «scrittori minori».

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Un altro servigio avevo in animo di rendere ai lettori: aggiungere, cioè, all’opera del De Sanctis un’ampia appendice per correggere i «moltissimi errori di fatto», che, secondo la bene stabilita tradizione, ne infiorerebbero le pagine, e che io, da lettore disattento, non vi avevo finora scorto, ma che, nell’attenta rilettura delle bozze, avrei certamente notato, se non in tutto almeno in buona parte, posta l’asserita elementaritá di quegli errori e la mia provvista di cultura elementare, che per cortesia verso me stesso ero costretto a reputare non insufficiente. Se non che, da quell’attenta rilettura, anzi da quella fervida partita di caccia agli errori, mi è accaduto tornare con la carniera quasi vuota, nella quale appena qualche povero magro uccellino dibatteva le sue aiucce ferite. Il cacciatore è stato inesperto, o il posto indicato non è ferace per quella caccia?

Nelle ottocentocinquanta fitte pagine di questo libro del De Sanctis si può notare qualche lieve svista o qualche erroneo dato di fatto in materie per lui del tutto secondarie, o qualche poco fondata opinione attinta all’erudizione del suo tempo; ma si deve al tempo stesso lodare la diligenza dell’autore, il quale conosceva magnificamente gli scrittori dei quali recava giudizio, e si giovava, come si è visto, nello scrivere la sua opera, dei sussidi che gli offriva la Biblioteca nazionale di Firenze. Uno studio sui libri adoperati dal