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con molta intelligenza, facevano al caso suo, si valse del volume del Fabi, ignaro della frode da costui commessa, e credendo in buona fede di leggere brani testuali. Sicché si potrá ben tacciarlo, questa volta, di poco accorgimento, ma non di un mezzuccio letterario, che egli era incapace di adoperare e del quale forse stimava altri incapace, tanto da diventarne esso vittima. A ogni modo, non mi è sembrato dubbio che fosse mio dovere restituire i brani originali, valendomi dell’edizione parigina (1609) delle Lettere dell’Aretino, e, pei brani che lo Chasles aveva tolti al Mazzuchelli, della Vita di P. A. (Padova, 1741); si perché l’errore del De Sanctis era affatto materiale, epperò di quelli che gli editori possono, in determinati casi, correggere; e si anche per impedire che, in un libro cosi divulgato quale è questa Storia della letteratura italiana, andassero in giro brani di un autore italiano, che, in quella forma precisa, non esistono nella nostra letteratura.

Oltre il lavoro di revisione del testo e delle citazioni, mi è parso indispensabile aggiungere a ciascun capitolo della Storia un rapidissimo sommario, che ho chiuso in parentesi quadre, e altresi di suddividere i capitoli piú lunghi (il vii, sulla Divina Commedia, è di oltre cento pagine; e cosi il xix, sulla Nuova scienza, e il xx, sulla Nuova letteratura) in capitoletti o paragrafi, distinguendoli con numeri. A me sembra che i sommari riusciranno di qualche utilitá cosi per agevolare la lettura di ciascun capitolo, come per riassumerne ad uso della memoria il contenuto; e, raccolti poi in fondo a ciascun volume, daranno a chi li scorre come una veduta complessiva di tutta la Storia. Ma essi serviranno anche a sfatare una sentenza, ossia un pregiudizio, comunemente ripetuto dai critici italiani, e che ha trovato quella sonora eco, che trovano sempre gli spropositi, anche in qualche libro straniero (p. es., nella History of criticism del Saintsbury *) : che la Storia del De Sanctis non sia una vera storia, si bene soltanto una raccolta di saggi staccati sui principali autori! Il che, se non è accaduto pel fatto che il De Sanctis adoperò i grandi nomi come simboli (p. es., c. xv, Machiavelli, e vi discorre anche del Guicciardini, e in genere del pensiero politico italiano; c. xvn, Torquato Tasso, e vi discorre di tutto il movimento letterario della Con 1 Voi. Ili, 590: «... De Sanctis being almost nothing if not an essayist. Thcy complain of his History of Italian Literature that, good as it is, it is too much of a bundle of essays».