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sua Storia per ragioni editoriali, non osando chiedere all’editore di ampliare ancora i due volumi a tre. Ed è dissipata anche l’illusione di avere scritto un libro pei licei: «Il compendio che tu volevi —• soggiunge nella stessa lettera (dove 1’ intenzione consolatoria è accentuata dal passaggio dal * voi ’ dignitoso al ‘ tu ’ familiare) — verrá dopo»; e, come se la promessa non bastasse, la puntellava con un aforisma: «Si può fare il compendio, quando ci è l’opera» 1 . Il lavoro per compiere il secondo volume durò ancora fino all’ottobre o novembre. Nell’estate 1871 scriveva: «Per finire il mio lavoro mi bisognano per lo meno altre ottanta cartelle, e sono oltre il conteggiato, né io pretendo da voi nulla. Però, dovendo vivere, e costretto a fare altri lavori per supplire ai vostri duecento franchi che mi verrebbero a mancare, ho bisogno di piú tempo per ultimare il lavoro. Spero compiere tutto per settembre. Ho giá scritto altre venti cartelle: me ne restano sessanta. Per finirlo, mi contento di rimanere a Firenze sino a settembre, trovando in questa biblioteca tutte le comoditá per scrivere» 2 . E nel settembre, finalmente : «Sono giunto nel mio lavoro fino a Carlo Gozzi: spero di terminarlo per ottobre. Non posso lavorarci mai un mese intero, perché una parte debbo destinarla a qualche altro lavoro, che mi dia i duecento franchi di cui ho bisogno. Quest’altro lavoro non è che un lavoro speciale su qualche scrittore moderno, che poi abbrevio per la Storia. Cosi il mese scorso ho scritto per l’ Antologia il Metastasio , e questo mese scriverò il Par ini: è un materiale di cui mi servo per la Storia» 3 .

Questa cronaca, che ho tessuta su documenti, della composizione del libro, spiega non soltanto perché nell’opera del De Sanctis siano dedicate pochissime pagine, affatto sommarie, alla letteratura italiana del secolo decimonono, che in realtá rimase esclusa dalla trattazione; ma anche perché in essa la materia scorra come un torrente contenuto da argini troppo stretti, e che spumeggia al livello degli argini e quasi li soverchia. Gli «immensi materiali», che l’autore diceva di possedere, erano veramente immensi, raccolti in un ventennio di meditazioni e di lezioni sulla letteratura italiana, e in parte messi in iscritto sotto forma di appunti e di stesure per lezioni, o anche di riassunti fatti da scolari. Il disegno di scrivere un compendio pei licei operò fin da principio sul suo animo da norma costrittiva (l’intenzione del libro scolastico ha lasciato traccia nelle

1 Op. cit., n, 248.

2 Op. cit.. n, 248.

3 Op. cit., n, 249-50.