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Dante, e a Zurigo (dal 1855 al 1860) percorse nelle lezioni al Politecnico quasi intera, dalle origini al Seicento, la storia letteraria italiana 1 , ed ebbe anche occasione di comunicare al pubblico qualcosa dei suoi studi negli articoli da rivista, che poi raccolse nei primi Saggi critici ; ma, sebbene 1 * inconsapevole maturazione del disegno certamente continuasse in lui, non si ha notizia alcuna che vagheggiasse, allora, in modo determinato, il pensiero di scrivere un libro organico sulla letteratura italiana. Né mai parve cosi lungi da siffatta impresa come nei primi anni del ritorno in patria, dal 1860 ai 1865, allorché non solo gli amici, ma esso medesimo considerava la sua attivitá letteraria come un passato; tanto il sentimento patriottico e politico, fortissimo in lui, lo rinserrava in una cerchia dalla quale gli sembrava che non sarebbe piú venuto fuori. Furono gir amici e gli scolari che, con le loro premure e perfino col sostituire l’opera propria alla sua, nel raccogliere e curare per le stampe gli sparsi suoi scritti, lo indussero a lasciar pubblicare, nel 1866, lo smilzo volumetto dei primi Saggi critici ; la cui prefazione, scritta ron dall’autore, ma dal Montefredini, suona quasi come un elogio funebre. «Invitato dall’editore — diceva il Montefredini — ad accompagnarli d’alcuna mia parola or che ne vengono alla luce, non ho potuto farlo senza sconforto, pensando che questo è l’unico e forse 1’ ultimo frutto d’un ingegno, che altrove avrebbe guidato gli studi ad alta mèta e qui interrompe nel bel meglio la sua carriera. Questi scritti, composti tutti a’ di passati, mi risuonano dolorosamente nell’anima come l’eco di un gran mondo passato» 2 .

Se non che, come sovente accade, quando codesti lamenti diventavano piú forti, allora appunto il De Sanctis veniva ricondotto agli studi, per cagioni che possono sembrare «esterne» solo a chi ignori che le ragioni interne prendono volentieri l’aspetto di cagioni esterne e colgono a volo le «occasioni». Nel 1865, la sua elezione a socio della reale Accademia di scienze morali e politiche di Napoli indusse il De Sanctis a comporre, quasi per dovere accademico, e a leggere in quell’ istituto, una memoria di argomento letterario; e questa fu per l’appunto una critica a fondo della Storia della

1 Crítica, xii (1914), 260-1.

2 Saggi critici di Francesco de Sanctis, Napoli, Stabilimento dei classici italiani, 1866. La prefazione ha la data del febbraio. Nell’esemplare che io posseggo di questa, edizione, ormai rarissima, è la seguente postilla manoscritta: «De Sanctis uno dei tanti eletti ingegni, che furono uccisi dalla politica», ecc.