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ardenti e astiose di quel secolo, ma ci sono le sue idee : la tolleranza, la liberta, la fraternitá umana, consacrata da una religione di pace e di amore, purificata e restituita nella sua verginitá, nella purezza delle sue origini e de’ suoi motivi. Una reazione cosi fatta giá non è piú reazione : è conciliazione, è la Rivoluzione stessa vinta, che non minaccia piú, e lascia il sarcasmo, l’ironia, l’ingiuria, e, trasformatasi in apostolato evangelico, prende abito umile e supplichevole dirimpetto agli oppressori, e fa suo il pergamo, fa suo Dio e Cristo, e la Bibbia diviene l’«ultima parola di un credente». Lo spirito non rimane nelle vette del soprannaturale e nelle generalitá del dogma. Oramai, conscio di sé, plasma il divino a sua immagine, lo colloca e lo accompagna nella storia. La «divina commedia» è capovolta : non è l’umano che s’indfa, è il divino che si umanizza. Il divino rinasce, ma senti che giá innanzi è nato Bruno, Campanella e Vico.

La stella di Monti scintillava ancora, cinta di astri minori; Foscolo solitario meditava le Grazie, Romagnosi tramandava alla nuova generazione il pensiero del gran secolo vinto. E proprio nel 18x5, tra il rumore de’ grandi avvenimenti, usciva in luce un libriccino intitolato Inni, al quale nessuno badò. Foscolo chiudeva il suo secolo co’ Carmi ; Manzoni apriva il suo con gli Inni. Il Natale, la Passione, la Risurrezione, la Pentecoste erano le prime voci del secolo decimonono. Natali, Marie e Gesú ce n’erano infiniti nella vecchia letteratura, materia insipida di canzoni e sonetti, tutti dimenticati. Mancata era l’ispirazione, da cui uscirono gl’ inni de’ santi padri e i canti religiosi di Dante e del Petrarca e i quadri e le statue e i templi de’ nostri antichi artisti. Su quella sacra materia era passato il Seicento e l’Arcadia, insino a che disparve sotto il riso motteggiatore del secolo decimottavo. Ora la poesia faceva anche lei il suo «concordato». Ricompariva quella vecchia materia, ringiovanita da una nuova ispirazione.

Ciò che move il poeta non è la santitá e il misterioso del dogma. Non riceve il soprannaturale con raccoglimento, con semplicitá di credente. Mira a trasportarlo nell’ immaginazione, e, se posso dir cosi, a naturalizzarlo. Non è piú un «credo», è un