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tromba mosso guerra alla declamazione e alla rettorica, senz’accorgersi che faceva della rettorica anche lui. Un po’ di rettorica c’era pure in alcuno di quegli scrittori, massime in Filangieri; ma vivificata dalla novitá e importanza delle cose, e da quello spirito moderno e contemporaneo che desta sempre la piú viva partecipazione. Il sentimento puramente letterario, errante in quelle province tra il voluttuoso, l’ingegnoso e il sentimentale, ciò che vi rendea cosi popolari il Tasso e il Marino, stagnato il movimento letterario, s’era trasformato nel sentimento musicale, e vi educava Metastasio, e vi apparecchiava quella scuola immortale di maestri di musica, che furono i veri padri di un’arte serbata a cosi grandi destini. La musica sorgeva animata da quegli stessi impulsi che non trovavano piú soddisfazione nella imputridita forma letteraria; sorgeva tutta melodia, piena di voluttá, di spirito e di sentimento. Mentre l’attivitá speculativa e il sentimento musicale si andavano sviluppando nel mezzogiorno d’Italia, e Goldoni tentava a Venezia la sua riforma della commedia, Milano diveniva il centro intellettuale e politico della vita nuova, principali motori Pietro Verri e Cesare Beccaria. A Venezia c’era l’accademia de’ Granelleschi, a Milano c’era l’accademia de’ Trasformati. Li si concepiva la riforma come una restaurazione degú studi classici, e si combatteva il Goldoni, ch’era il vero riformatore. Qui dominava sotto tutti gli aspetti lo spirito nuovo, l ’Enciclopedia vi era penetrata con tutto il corteggio degli scrittori francesi, vi si elaboravano non frasi, ma idee, e per maggior libertá si usava non di rado il dialetto e non la lingua. Ci erano i due Verri, il Beccaria, il Baretti, il Balestrieri, il Passeroni : ci era il fiore dell’ intelligenza milanese. Si chiamavano i Trasformati, e si può dire che filosofia, legislazione, economia, politica, morale, tutto lo scibile era giá trasformato nelle loro menti con piú o meno di chiarezza e di coscienza. La letteratura non potea sfuggire a questa trasformazione, e alla solennitá classica succedeva una forma svelta e naturale, e ne’ piú briosa e sentimentale alla francese. Si rideva a spese di Alessandro Bandiera, che voleva insegnar lingua e stile al padre Segneri, da lui tenuto non abbastanza boccaccevole.